“So brutti forte”: a processo la banda Carlomosti di Roma est, temuta anche da Carminati

«Quelli sò brutti forte compà», aveva confidato già nel 2013 Massimo Carminati al suo amico e sodale Riccardo Brugia, parlando della banda che controllava il traffico di droga a Roma est, quella facente capo a Daniele Carlomosti, arrestato pochi giorni fa’ insieme ad altre 13 persone dai carabinieri del Nucleo Investigativo di via In Selci, su richiesta della Dda di Roma.

Carlomosti e’ considerato dagli inquirenti a capo di un’organizzazione criminale ramificata, in grado di importare ingenti quantitativi di droga dal Marocco e che con i debitori , i rivali e nell’ ambiente della malavita romana, aveva fama di essere molto spietato.

Il capo della banda di Roma est intratteneva rapporti con vari esponenti della criminalita’ romana

Oltre a Carminati, che , secondo il Ros, negli anni aveva piu’ volte visto il capo banda per trovare accordi di vario tipo, anche Fabrizio Piscitelli gli portava rispetto: aveva infatti chiesto proprio a lui l’autorizzazione ad intimidire un debitore di droga conosciuto del boss.

Persino Michele Senese, boss della camorra molto attivo a Roma prima del suo arresto, teneva in seria considerazione la banda di Carlomosti: nel dicembre del 2018, in segno di «rispetto a Michele Senese» – annota il gip – un sodale del boss va a casa del padre e della moglie del noto criminale campano per risolvere un problema con un debito di droga. Il giudice annota che Pallagrosi, questo il nome dell’uomo di Carlomosti, ottiene subito il via libera senza problemi.

Il Boss della camorra Michele Senese

Il passo successivo sara’ il sequestro del debitore, tal Cannone, che viene quindi prelevato e messo nella stanza delle torture, destinata a chi non onorava i debiti di droga. Nell’appartamento degli orrori una camera era stata rivestita con teli di plastica, per non lasciare tracce. Le sevizie erano state tutte registrate dagli investigatori grazie a un trojan inserito nel cellulare di uno degli aguzzini. L’ uomo era stata legato e spogliato per poi essere malmenato per ore: «Basta Daniè… Mi gira la testa – implorava Cannone – mi stai ammazzando». Cannone era stato peraltro fotografato e filmato, e i video erano stati inviati ai suoi familiari per ottenere i soldi dovuti. Le intercettazioni dal cellulare parlano chiaro: «Ti taglio prima a pezzi e poi mi vado a prendere i soldi dalla tua famiglia. Stai per morire, ora telefoni a casa e dici di farmi entrare», dice sempre Carlomosti.

Gli episodi di violenza, in particolare nel corso degli ultimi 5 anni, sono molti, come un recupero crediti per droga in cui la vittima, un ultrà della Roma, e’ costretto a consegnare due orologi rolex e un’auto per non essere gambizzato.

Addirittura Carlomosti cerca di organizzare l’uccisione del fratello, reo di non voler lasciare campo libero a La Rustica, sparandogli a distanza mentre è affacciato alla finestra.

Daniele Carlomosti

Dal 2017 al 2019 , hanno poi ricostruito gli inquirenti, la faida interna miete numerose vittime: auto bruciate, scontri a fuoco e varie gambizzazioni. Si propone anche di ingaggiare un killer proveniente dalla Calabria, che avrebbe ucciso per soli 500 euro il fratello di Carlomosti

La procura ha chiuso il cerchio, quindi, con accuse che vanno dall’associazione dedita al narcotraffico all’estorsione, dal tentato omicidio alla detenzione illegale di armi, tutte riconosciute dal Gip che ha rinviato a giudizio il boss e l’intera banda criminale.

Francesco Neri

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