Scandalo Ama nel cimitero di Prima Porta a Roma: sezionavano le salme per truffare i parenti

Una truffa a dir poco vergognosa quella che avevano architettato 13 dipendenti dell’ Ama, la tristemente nota municipalizzata di Roma Capitale, in associazione con 3 titolari di altrettante societa’ private di pompe funebri: i balordi coinvolti, infatti, avrebbero estratto alcune salme dai loculi del cimitero di Prima Porta e le avrebbero dolosamente sezionate riducendole in mille pezzi, il tutto per chiedere ai parenti dei defunti dai 50 ai 300 euro per eseguire una “estumulazione” in piccole cassette ossee.

La procura della capitale, attivandosi su una segnalazione anonima, aveva pero’piazzato delle telecamere all’interno del cimitero alle porte di Roma ed i protagonisti, tutti dipendenti Ama in servizio, sono quindi finiti a processo con il pm Beccia, incaricato dalla procura del caso, che contesta loro i reati di “vilipendio di cadavere” e “associazione a delinquere finalizzata alla truffa”. 

Il primo caso contestato, in particolare, risalirebbe a fine gennaio del 2020 quando un addetto di un’agenzia funebre privata avrebbe dato ordine a sei dipendenti Ama di distruggere il cadavere di un defunto all’interno di una cappella di famiglia. Una volta fatto a pezzi il cadavere, avrebbero quindi contattato una parente stretta chiedendole il pagamento di 300 euro, spiegando che erano necessari al trasferimento dei resti in una cassetta più piccola, con costo ulteriore per la lucidatura della lapide. 

Le telecamere piazzate dagli inquirenti,nascoste per lo piu’ tra i vasi di fiori, hanno “fortunatamente” ripreso la tremenda scena: i dipendenti dell’Ama, disposti tutt’intorno alla salma, la fanno a pezzi. Il cadavere veniva quindi tristemente sezionato e tagliato con un coltello ed i resti buttati nell’ossario comune senza alcun rispetto e per un semplice e misero scopo: arrotondare lo stipendio.

Francesco Neri

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