Putin e’ il diavolo ma dov e’ l’acqua santa ? La guerra in Ucraina rischia un’ escalation
Quasi due mesi dall’inizio della guerra, anzi dall’ alba di questa “guerra d’invasione”.
Meglio puntualizzare subito, con il clima attuale di caccia al filorusso: Putin e’ senza dubbio un criminale, responsabile del conflitto in corso.
Nessuna violazione dei patti, precedenti o successivi , da parte degli ucraini o della Nato o persino della Ue può in alcun modo sottrarlo alle sue evidenti responsabilità, ne tantomeno giustificarlo per i suoi crimini.
Detto l’ ovvio , almeno per noi , ci sono delle responsabilita’ ulteriori con cui la diplomazia occidentale (ed i leader in particolare) deve fare i conti prima che tutto precipiti.

Zelensky, per citare il principale protagonista, nelle sue performances oramai quotidiane, continua in un’alternanza di richieste d’aiuto militare (da qualche tempo limitate agli armamenti “di terra”, avendo finalmente rinunciato alla folle richiesta di blocco aereo) , di esaltazione dello spirito resistente degli ucraini, di denuncia per i crimini russi sulla popolazione civile, di chiusura assoluta a ogni possibile concessione negoziale al nemico aggressore e, soprattutto, di incrollabile fede nelle vittoria militare, unico epilogo previsto per questa tragedia.
In un modo per certi versi grottesco, quindi, il presidente ucraino alterna un rinvio delle trattative per acquisire maggior capacità negoziale alla minaccia di far saltare ogni negoziato nel caso – ormai estremamente probabile – in cui i russi dovessero sbaragliare la resistenza a Mariupol.
In pratica,quindi, secondo il presidente ucraino, si fanno trattative solo in caso di vittoria finale di Kiev.
Nel frattempo, nella sua Ucraina, continua l’epurazione di qualunque timida espressione di dissenso.
Messi al bando tutti i partiti d’opposizione e tutte le televisioni: ne resta soltanto una, la voce ufficiale del Governo di Kiev

Si susseguono quotidianamente casi di parlamentari e giornalisti dissidenti, arrestati con l’accusa di essere traditori al soldo dei russi.
E’ di queste ore il video di un ufficiale del Reggimento Azov, girato nelle acciaierie Azovstal di Mariupol , in cui lo stesso chiede aiuto all’Occidente, segnalando la presenza di numerosi civili nei bunker d’epoca sovietica, nonostante i ripetuti inviti alla resa da parte russa.
Probabilmente, quindi , come si dice da tempo, Zelensky è ostaggio delle frange più estremiste del suo Governo, di un nucleo di militari che preferirebbero vedere l’Ucraina rasa al suolo piuttosto che firmare un accordo con Putin, e che considerano la resa – forse perfino la resa di civili – un tradimento alla bandiera.

Il principale sponsor di questa politica kamikaze, in cui sembra che perfino i droni abbiano acquisito più importanza degli esseri umani, è senz’altro Biden.
E’ superfluo qui enumerare i benefici agli USA derivanti dalla guerra, sia nei confronti dell’eterno nemico russo, sia nell’agone economico con l’Europa e, soprattutto, i benefici che lo riguardano personalmente, come leader in profonda crisi di consensi alle prese con le prossime elezioni di midterm.

Tra le altre cose, il Presidente degli Usa condivide con Zelensky un uso delle parole e della gestualità non sempre controllato.
Se per quest’ultimo, infatti, è comprensibile uno stato alterato (più dalle pressioni che da qualche bevuta di troppo , come sostengono i russi), per Biden l’uso spregiudicato di certi aggettivi è stato motivo di imbarazzo perfino per la Casa Bianca, costretta, attraverso i tanti consiglieri del presidente, ad intervenire e a minimizzare la portata di quelle dichiarazioni “rese a braccio, sull’onda emotiva”. Come da un una persona qualunque al bar, insomma.

A nessuno sarà sfuggito che quelle dichiarazioni sono arrivate al culmine della settimana di trattative di Istanbul, definite , con un coro unanime: “importanti passi avanti verso la pace”. Peccato che , da allora, nessun tavolo negoziale è stato riaperto.
E’ di oggi la notizia dell’ulteriore fornitura di armamenti – inclusi undici elicotteri da combattimento – da parte degli USA.

Ma la notizia più preoccupante è rilanciata dal Times, secondo il quale un aereo spia statunitense (un Boeing P8 Poseidon, a quanto pare specializzato in voli per la caccia ai sottomarini e la localizzazione di navi da guerra) avrebbe sorvolato l’area del Mar Nero a poche miglia dal Moskva, l’ incrociatore russo, nelle ore antecedenti il lancio di missili che ne hanno poi provocato l’affondamento.
Se la notizia fosse confermata, segnerebbe un ulteriore passo avanti nell’escalation bellica e porrebbe un preoccupante interrogativo su ciò che potrebbe succedere se un’eventuale azione analoga fosse intercettata dai radar russi.

Insomma questa guerra finira’ , attendiamo fiduciosi , ma finira’ non certo per “merito” della diplomazia ne’ tantomeno dei leader occidentali.
Diego De Mattia
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