Mondiali in Qatar: tante polemiche ma quanta ipocrisia!
Tra mille polemiche ha avuto inizio la ventiduesima edizione dei Mondiali, in Qatar. Ovunque, non solo in Italia ma in tutta Europa, si susseguono testimonianze di boicottaggi verso questo evento, che si annuncia tra le edizioni più controverse della storia.
Dalle curve di molti stadi (in special modo tedeschi) e dai più svariati personaggi – non solo dello sport – si leva un coro pressoché unanime di proteste e critiche a questa manifestazione.
Per noi italiani, poi, ovviamente il boicottaggio è più facile, ha il sapore dell’uva che non possiamo raggiungere, visto che per la seconda volta consecutiva siamo esclusi dalla competizione.

Risulta più agevole quindi, per molti organi di stampa annunciare che non “copriranno” l’evento.
Le principali critiche sono derivate dall’elevato numero di vittime nei cantieri degli stadi in Qatar.
Si tratta per lo più, di lavoratori provenienti da Bangladesh, Sri Lanka e altri paesi del sud ovest asiatico. Le stesse persone che noi europei ,quotidianamente, lasciamo morire nel Mediterraneo, o trattiamo come “carico residuale” da gestire (ovvero di cui sbarazzarsi) secondo una emblematica definizione del nostro Ministro degli Interni.
Quanto alle morti bianche poi, noi italiani dovremmo essere gli ultimi a poter parlare, visto che il nostro Paese è sempre ai vertici di questa tragica classifica di infamia e inciviltà.

La stessa assegnazione di questi mondiali al Qatar – primo stato arabo ad avere questa chance – è stata preceduta da scandali giudiziari che hanno visto coinvolti anche i vertici FIFA. Del resto, anche su questo tema, se si parla di corruzione e mondiali, nell’edizione del 90 noi italiani abbiamo scritto una delle più vergognose pagine di speculazione, tangenti e opere inutili o con gravi difetti strutturali.
L’altro argomento su cui si concentrano le critiche riguarda il tema dei diritti degli omosessuali, che in Qatar sono considerati fuorilegge. Ci asteniamo qui dal compilare l’elenco dei paesi che non rispettano i diritti umani in cui si sono svolte edizioni dei mondiali.
Basti solo ricordare Argentina ‘78, i mondiali della vergogna, con la finale giocata a poche centinaia di metri dalla famigerata Esma

A dispetto delle ricostruzioni postume, tutti – in tutto il mondo – conoscevano la tragedia dei desaparecidos (in quei giorni i calciatori svedesi e olandesi parteciparono perfino alle marce delle Madres in Plaza de Mayo, e in tutto il mondo giravano volantini di denuncia e invito al boicottaggio per fermare la Junta Militar di Videla).
Otto anni fa, in Brasile, erano gli stessi abitanti del paese organizzatore ad aver avviato un forte movimento di protesta contro i mondiali, sostenendo che vi era un ignobile sfruttamento della manodopera, che erano stati lesi i diritti degli indios e che le opere non tenevano in nessun conto la sostenibilità ambientale.
E del resto, quelli che oggi scrivono indignati sulle pagine delle maggiori testate italiane, dov’erano quando si disputavano le finali di Supercoppa italiana a Doha e a Riyad? Nella conferenza stampa di presentazione, Gianni Infantino, presidente della FIFA, ha detto che si sente gay, qatari, migrante e disabile.

Che l’Europa, con le sue barriere e i migranti lasciati affogare, dovrebbe guardare al Qatar come esempio di integrazione tra i popoli, e astenersi da giudizi ipocriti per i prossimi 3.000 anni.
Se ci tenete tanto alla sorte dei lavoratori immigrati – ha detto Infantino – fate in modo che essi arrivino in Europa, e offrite loro un’opportunità.
Per quanto intrisa di faziosa retorica, la sua ci sembra una posizione degna di attenzione, almeno per ciò che riguarda l’annoso tema delle lezioni di morale, di cui noi occidentali siamo sempre professori scrupolosi, almeno fin quando non vi siano interessi in gioco.
Diciamolo chiaramente: il mondiale a novembre non ci piace così come non ci piace quasi nulla del calcio moderno, in cui il business, le tv e gli sponsor dominano la scena, in questi mondiali, nei precedenti, e nella gran parte delle competizioni calcistiche del pianeta.
Gli stessi sponsor che fanno cucire i palloni ai bambini in Pakistan, o che inquinano il pianeta con le loro bottigliette di plastica. Insomma, se volessimo organizzare un’edizione dei mondiali davvero rispettosa dei diritti umani, delle diversità, dell’ambiente bisognerebbe giocare sulla Luna, con calciatori provenienti da Marte
Diego De Mattia
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