La Coppa Italia non cambia: formula vecchia e antisportiva per le”piccole”
La Coppa Italia rispecchia la societa’ italiana a pieno titolo: “una competizione per vecchi”.
I potenti del calcio italico – FIGC e Lega – producono infatti la stessa formula del torneo nostrano da anni, ovvero la squadra di serie superiore (o meglio piazzata in classifica) – con tutti i vantaggi – gioca in casa e in gara secca e quasi sempre ne esce vincente, ovviamente.
Peccato che non avviene così (da oltre un secolo) in FA Cup , la prestigiosa coppa inglese, in Coppa di Germania ed in Copa del Rey spagnola dove , guarda caso, negli ultimi anni sono state eliminate da squadre di serie inferiore il grande Bayern Monaco e persino i “Galacticos” del Real Madrid.
Chi guarda dall’estero la formula della Coppa Italia – cosi’ come gli stessi appassionati italiani – rabbrividisce se pensa allo spirito dello sport e non agli interessi economici della politica calcistica (che peraltro lo stanno pian piano distruggendo).
Ricordare il Bari di Bolchi ’83 – ’84 che batte Fiorentina e Juventus e arriva in semifinale di Coppa Italia da compagine di serie C, L’Alessandria di Gregucci 2015-2016 che arriva in semifinale o anni prima il Vicenza di Guidolin che alza la Coppa nel 2000 e’ in effetti troppo deprimente per i signori del business italico

E’ morto da tempo lo spirito della competizione calcistica dei nostri avi, un torneo affascinante ed imprevedibile che poteva dare la chance anche ad una “piccola” , facendo nel contempo sognare tutto il paese, quello stesso paese che ha visto il Leicester di Ranieri vincere un campionato d’ Inghilterra non senza enorme invidia.
I potenti del calcio italiano, poi, si lamentano dei troppi stranieri e dei giovani italiani che non trovano spazio, come se il problema non riguardasse la gestione del sistema tout court, la loro gestione
A dicembre ci saranno i mondiali di calcio e per la seconda volta (consecutiva) l’Italia stara’ a guardare. Ebbene sarebbe il caso che le istituzioni calcistiche, immutabili ed intoccabili, si chiedano il perche’ e si rigenerino presto, prima che anche questa (una volta) “florida industria”, come altre nel nostro paese, perda definitivamente credibilita’ e soprattutto seguito
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