Il Savoia abdica in favore della figlia un regno che e’ solo nella sua testa: “Perche’ sono femminista”

Emanuele Filiberto di Savoia ha dichiarato di voler abdicare in favore della figlia Vittoria.

No, non e’ uno scherzo ma l’ultima “trovata” del nipote del re Umberto II (ultimo “vero” monarca italiano) in cerca, forse, di nuova pubblicita’ per trovare nuove comparsate, con annesso gettone di presenza, nella accogliente e per niente schizzinosa televisione italiana che tutto prende e tutto dimentica

«Sono femminista» : Emanuele Filiberto ha deciso di abdicare in favore della sua primogenita Vittoria di Savoia anche per questo motivo, spiega.

«Mi metterò da parte e farò passare avanti ancora una volta una donna, sono certo che sarà meglio di me», racconta in un’intervista al Corriere della Sera.

«È stato mio padre a prendere questa decisione che io trovo molto giusta e moderna. Tra poco in Europa ci saranno più Regine che Re. Lo stanno capendo tutti, anche se un po’ tardi, che l’intelligenza e la sensibilità delle donne al comando può essere meravigliosa.

Emanuele Filiberto in Tv

Ed ancora «La Legge Salica è anacronistica, è depassè. Gli uomini non hanno nulla di più, semmai di meno», ha spiegato.

Ricordiamo che il titolo nobiliare di casa Savoia non e’ riconosciuto – per ovvi motivi legati al lontano referendum del 1946 – dalla Repubblica Italiana e che la famiglia Savoia e’ tornata in Italia solo nel 2003 grazie ad una concessione.

I Savoia tornarono infatti sulla Penisola solo dopo 57 anni d’esilio, accompagnati da una notevole simpatia popolare grazie ad una precedente gran cassa mediatica che sfocio’ in uno spettacolare sbarco al porto di Napoli.

Il 15 luglio dell’anno prima era stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge costituzionale, approvata con due votazioni a maggioranza dalle due camere, che annullava gli effetti della disposizione transitoria e finale della Costituzione che esiliava il Re e la famiglia Savoia a vita

Nel 2007 , poi, venne rivelato che Emanuele Filiberto e il padre Vittorio Emanuele, tramite i loro legali, avevano incredibilmente richiesto il risarcimento dei danni morali in seguito all’esilio.

La richiesta era esorbitante, per un valore complessivo di 260 milioni di euro, oltre alla richiesta di restituzione dei beni confiscati alla famiglia dallo Stato quando nacque la Repubblica.

La vicenda si concluse con un ovvio nulla di fatto, cosi’ come evaporera’ questa ennesima trovata di un uomo forse ancora in cerca di identita’ e di entrature pubblicitarie

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