Il punto sulla serie A: Il Napoli vola, stop Atalanta, vincono tutte le big in zona champions
Il Napoli concede l’ennesima replica delle sue magnifiche esibizioni, con un primo tempo in cui segna due gol, ne sfiora altri e lascia le briciole agli avversari.
I due acuti della solita coppia di tenori: splendido quello di Kvara, che parte da centrocampo in slalom e conclude dal limite con un rasoterra imparabile; il raddoppio, inutile dirlo, di Osimhen: fa più notizia un suo errore a tu per tu con Consigli nella ripresa.

A Genova il Bologna batte la Samp e Irrati (quanto manca al suo pensionamento?) che insieme al VAR inaugura una giornata pessima per gli arbitri. Il primo rigore assegnato ai doriani è un gentile omaggio; il secondo è invece un’assurda invenzione: Skorupski rende giustizia parandolo.
I felsinei ottengono uno splendido raddoppio nel finale con Orsolini, e ritrovano il settimo posto. Il Milan infila il terzo 1-0 consecutivo e sembra essere uscito dalla convalescenza, ritrovando la compattezza difensiva su cui ha costruito tanti successi.
Dopo un buon primo tempo, in cui hanno trovato il vantaggio con un gran gol di Messias, i rossoneri nella ripresa hanno avuto due grandi occasioni per il raddoppio, mancandole con Hernandez e de Katelare.
Nel finale il Milan ha sofferto un po’ troppo, ma alla fine ha avuto ragione di un ottimo Monza. Lampi di Leao (quarto legno del suo campionato) ma ancora troppo poco rispetto ai suoi livelli.
Anche l’Inter torna al successo, in una gara sofferta contro l’Udinese, grazie a un secondo tempo di grande applicazione. Sliding door al 73’: Success si divora un rigore in movimento, sul capovolgimento di fronte Mkhitaryan infila il 2-1.

Il Lecce di Baroni, dopo aver battuto l’Atalanta all’andata, vince anche il ritorno, con lo stesso risultato: 2-1. Prestazione di grande spessore dei salentini, capaci di pressare a tutto campo e bloccare le fonti di gioco della Dea.
Pessima direzione dell’arbitro Piccinini, incapace di adottare un metro coerente con se stesso, e soprattutto colpevole di aver tollerato le stucchevoli perdite di tempo dei salentini.
La Lazio ritrova la brillantezza e i gol di Immobile, con cui regola agevolmente la Salernitana (il cambio in panchina per ora non ha portato valore aggiunto). Sarri si dice fiducioso della crescita continua dei suoi, ma, visti i precedenti, ora si attendono conferme più probanti.
La Fiorentina non va oltre il pari contro l’Empoli e si conferma in crisi profonda. La Juve vince a La Spezia con una partita delle sue. Va in gol, soffre tanto, infine trova il raddoppio con una perla di Di Maria. Manca un rigore ai liguri, omesso da arbitro e Var.
La Roma vince una partita inguardabile, con un numero di falli da record, pochissime azioni degne di nota e la solita gazzarra a ogni fischio di Sozza.

Arbitrare a Roma di questi tempi è un’impresa da medaglia d’oro al valor civile, a ogni fallo 5-6 romanisti circondano il direttore di gara, si protesta pure sui colpi di vento e a ogni contrasto in area Mourinho invita i suoi giocatori a indicare il VAR all’arbitro: se mettessero la stessa determinazione nel pressare gli avversari, siamo convinti che i giallorossi ne trarrebbero maggior beneficio.
Per la verità, le maggiori recriminazioni le possono avere gli scaligeri, per un braccio larghissimo di Mancini nella sua area, e per un fallo di Smalling che poteva costargli il secondo giallo.
La Roma l’ha vinta facendo davvero poco, ma concedendo ancor meno: i suoi tifosi devono accontentarsi di questo. Uniche note positive: un gran gol di Solbakken (finalmente titolare) e una prova sontuosa di Spinazzola.
Se la partita non avesse mostrato sufficiente bruttezza, ha aggiunto del suo Mou, che ne ha avute per tutti nel post gara: per i tifosi, colpevoli di qualche fischio di troppo, per i giornalisti, che parlano di una Roma brutta, che vince solo con i calci d’angolo.
Incommentabile. (Vorremmo solo ricordargli che alcuni di quelli che oggi difende così accorato, come Karsdorp, sono stati messi alla berlina ed esclusi per mesi da lui per primo)
A cura di Diego De Mattia
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