Gli iraniani protestano ai mondiali non cantando l’inno nazionale

Il match contro gli inglesi, come da pronostico, non ha avuto storia, con la squadra di Southgate padrona del campo ad imporsi alla fine con un 6-2.

Una gara giocata peraltro dai calciatori iraniani nel contesto di una partita ben più grande che li ha visti coraggiosi protagonisti

Come sarebbe stato possibile pensare a tattiche e gol, quando le discussioni erano continue su un argomento ben più decisivo, ovvero cantare o no l’inno nazionale del Paese arabo davanti agli occhi di tutto il pianeta?

Sono state ore di grande turbamento, al pensiero delle conseguenze che un gesto così clamoroso avrebbe potuto avere non solo per i calciatori, ma anche per le loro famiglie rimaste in Iran, ma alla fine la decisione è stata unanime: quando gli altoparlanti del Khalifa International Stadium di Doha hanno cominciato a diffondere l’inno iraniano e le telecamere hanno inquadrato i giocatori di Queiroz, le bocche di Taremi e compagni sono rimaste chiuse

Le proteste sugli spalti in Qatar

Impietriti senza muovere un muscolo, i calciatori iraniani hanno marcato la loro distanza dal regime degli ayatollah, quel regime che continua ad uccidere chi manifesta in piazza per i diritti civili sull’onda dell’indignazione per l’uccisione di Mahsa Amini, la 22enne morta per il pestaggio della polizia dopo essere stata arrestata perché non indossava il velo islamico in maniera corretta.

In quegli attimi, l’anima dei giocatori è diventata tutt’uno con quella dei tifosi iraniani presenti sugli spalti, che hanno preso a fischiare sonoramente l’inno del proprio Paese, uno stato integralista in cui non si riconoscono più.

È il vento della Storia che soffia potente e spinge verso i cambiamenti epocali. Quel soffio diventato tornado è arrivato fino a Teheran, dove poco dopo è accaduto qualcos’altro di surreale e fortissimo. La repressione del regime non ha potuto fermare il messaggio di dissenso che è risuonato nel cielo della capitale sotto forma di grida di esultanza per le reti dell’Inghilterra.

“Che cosa ci succederà ora?”, si staranno chiedendo adesso i calciatori iraniani. Guardando al fresco esempio della nazionale di beach soccer, sequestrata dalla polizia e fatta sparire qualche giorno fa al suo ritorno in Iran dopo aver inscenato un’analoga protesta ad un torneo a Dubai, c’è davvero poco da pensare di positivo

La redazione

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