Fine del boss Di Lauro: farneticava e ululava nel carcere di Opera

La realta’ non e’ come le fiction di successo, non e’ come “Gomorra”: si muore soli, in isolamento, sporcati dalle proprie feci e senza poter vedere mai la luce o parlare con qualcuno

Fumava e farneticava di giorno , ululava e non dormiva di notte, Cosimo Di Lauro, l’ex boss dell’omonimo clan di Secondigliano, colui che aveva vissuto da protagonista la prima sanguinaria faida di Scampia, morto la notte tra 12 e il 13 giungo scorsi nel carcere milanese di Opera dov’era detenuto in regime di carcere duro, l’ ormai noto 41 bis.

E’ stato trovato riverso sul letto ma nessun segno di violenza riconducibile al suicidio è stato riscontrato sul cadavere, nonostante le voci che circolano negli ambienti della malavita campana.

Il momento dell’arresto di Cosimo Di Lauro

Il figlio del capoclan Paolo Di Lauro, soprannominato “Ciruzzo o’ milionario”, era stato condannato all’ergastolo, per l’omicidio del 2004 di Massimo Marino, cugino di Gennaro Marino, ex braccio destro del padre nonche’ per l’assassinio di Mariano Nocera,scissionista del clan Abete-Abbinante, sempre nel 2004, secondo il racconto dei pentiti, perché non voleva piegarsi al suo potere di re della Camorra

La fine di un boss, la fine di un’epoca che tante vittime, anche innocenti, a portato alla morte

Marco Boggi

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